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EFFETTO NETWORK E SALTI QUANTICI

Manuel Gatti
1 Luglio 2023

Di pallacanestro, comunicazione gestuale, automobili e bitcoin

 

Immaginiamo di essere grandi appassionati di pallacanestro. Immaginiamo anche di pensare molto fuori dagli schemi – un modo gentile di dire di essere “strambi” – e, dopo averne studiato accuratamente tutti i vantaggi e gli svantaggi, di concludere che la regola dei 3 passi non sia ottimale per lo svolgimento del gioco e che invece dovrebbero esserne concessi fino a 4. Immaginiamo ora di proporre questa modifica di regolamento a tutta la comunità cestistica. Come verrebbe accolta? Qualunque fossero le nostre argomentazioni, possiamo presumere che nel migliore dei casi sarebbe accolta come una buona idea ma irrealizzabile, più probabilmente come una pazzia al solo pensiero.

La spiegazione di tale fredda reazione è presto detta: il beneficio di una tale modifica sarebbe a dir poco risibile rispetto al “costo” che esso porta con sé, composto ad esempio dal fatto che tutti i giocatori, allenatisi per anni ed avendo automatizzato tutti i propri movimenti e le proprie tecniche sul fare meno di 3 passi, dovrebbero modificare dalle fondamenta il proprio stile di gioco; allo stesso modo, gli arbitri e gli appassionati dovrebbero re-imparare come riconoscere un’azione irregolare, cosa che avevano ormai automatizzato dopo anni di esperienza.

Facciamo ora un ulteriore esperimento mentale: proviamo ad immaginare di aver scoperto, tramite diversi esperimenti sociologici ed osservazioni neuronali, che il gesto per comunicare approvazione più diffuso, e cioè quello del pollice in su, non è quello ottimale per stimolare la serotonina dell’interlocutore. Per un gioco di leve, inclinazioni e chissà quale allineamento astrale, scopriamo che metterlo in orizzontale migliora di qualche punto percentuale la produzione della stessa. Quante probabilità di successo pensate che avremmo nel proporre a tutti di modificare questa convenzione così radicata per un vantaggio così risibile?

Risulta insomma chiaro che modifiche incrementali ma incompatibili con il precedente comportamento hanno ben poca speranza di essere adottati in contesti in cui l’effetto network è rilevante – cioè quelli il cui funzionamento dipende dalla possibilità per i partecipanti al network di concordare su regole e/o convenzioni – quali appunto un particolare sport e ancor di più il linguaggio, sia esso parlato o gestuale.

Risulta altrettanto evidente che la qualità della specifica regola o convenzione è sì un parametro rilevante, ma non sufficiente per far sì che essa sia adottata. Il tempismo e il contesto di implementazione della stessa è un fattore altrettanto fondamentale, visto appunto l’elevato costo di una modifica in corsa di qualche parametro incompatibile con la situazione precedente.

Se questo vale per network come quello degli appassionati di pallacanestro, possiamo solo immaginare quanto siano più forti gli ostacoli al cambiamento in uno ben più fondamentale e con molto più da perdere per i partecipanti come quello monetario: una modifica incompatibile con il network esistente significa un enorme costo di transizione per coloro che hanno investito tempo e risorse in quello esistente.

In questo senso il costo da sormontare è decisamente più alto ed impegnativo. Tante più aree dell’economia e della società umana un network influenza, tanto più è alto il costo di sostituzione di uno dei suoi aspetti incompatibili con la struttura esistente – si veda come esempio la resistenza al cambiamento dell’architettura TCP/IP alla base di internet in confronto con l’innovazione dei layer successivi dello stesso. Ed essendo il network monetario attore fondamentale praticamente ovunque nella società, si deduce facilmente che esso è anche quello a porre più resistenza in tal senso.

Questo è il motivo – che già in un precedente articolo esponevo – per cui non è possibile pensare di duplicare il codice di Bitcoin, modificarne un qualche parametro fondamentale e pensare di aver creato qualcosa che lo possa sostituire: a definire ciò che rende Bitcoin speciale non è sufficiente la bontà dei suoi parametri – che comunque è una condizione necessaria – ma è necessario che esso abbia le caratteristiche emergenti di immutabilità, sicurezza e decentralzzazione date dalla loro realizzazione fisica – tramite cioè i possessori di nodi, miner e entusiasti vari che hanno investito tempo e risorse in esso.

Ne consegue che qualsiasi tentativo onesto – la stragrande minoranza – finora provato di creare una “cryptovaluta” che fosse migliore di bitcoin fallisca in partenza oltre ad aver già fallito il reality check empirico – mentre quelli disonesti ovviamente si squalificano da soli in partenza.

Allo stesso tempo però, siccome Bitcoin è in competizione proprio nel contesto, quello monetario, in cui l’effetto network è più rilevante di tutti, l’obiezione più naturale ad un tale ragionamento è la seguente: perché lo stesso discorso non dovrebbe valere anche per Bitcoin stesso, visto che presenta modifiche del tutto incompatibili con il network esistente, ossia quello basato sulla moneta fiat ed in particolare sul dollaro?

La risposta è che in realtà il ragionamento è valido eccome. Ed è proprio questo a spiegare il motivo per cui, nonostante l’incommensurabile miglioramento apportato da Satoshi rispetto al sistema esistente, la strada per la sostituzione sia ancora molto lunga ed impervia. L’osservazione e gli esempi precedenti sulla fissità delle regole di un network non erano infatti volte a dimostrare che non sia possibile che esso diventi obsoleto o venga sostituito, ma a spiegare come la modifica incompatibile – l’hard fork – sia resa molto ardua dall’incremento esponenziale nel costo di dover adottare un nuovo paradigma, almeno finché il vecchio funziona anche solo decentemente.

La dimostrazione di questo fatto è che nella storia ci sono molti esempi di sostituzione anche in ambito di network monetario, con diversi sistemi fiat che si sono susseguiti a seguito solitamente del collasso del precedente o di un drastico cambiamento nelle dinamiche militari dei vari criminali al potere. Un esempio più tecnologico e più familiare può essere rappresentato, nell’ambito dei mezzi di trasporto, dal passaggio da carrozze trainate da cavalli all’automobile: la presenza di un network – infrastrutturale e culturale – ha ostacolato non poco l’affermazione di una tecnologia nettamente migliore che alla fine però si è imposta proprio grazie alla sua oggettiva superiorità ed efficienza.

Ed è qui che veniamo al dunque: cosa serve quindi per soppiantare un network, specialmente se così pervasivo come quello monetario? Come vedevamo chiaramente negli esempi iniziali, la modifica incompatibile non funziona se il beneficio dato da essa non è sufficiente a coprire il costo di abbandonare il vecchio network per il nuovo, che è solitamente molto alto per i motivi evidenziati. Va da sè che l’unico modo perché questa sostituzione avvenga è fare in modo che il beneficio della nuova soluzione non si limiti ad un miglioramento incrementale, ma rappresenti un sostanziale innalzamento di qualità, un salto quantico della meccanica quantistica che non ammette stati intermedi, tale da sopperire agli elevati costi di network – un po’ come ha fatto l’automobile con carrozze e cavalli.

La sfida più grande per Bitcoin è che il network monetario è quello che presenta i costi di gran lunga più alti di tutti; il suo più grande punto di forza, per chi l’ha compreso, è che il beneficio comparativo è probabilmente il più forte mai visto prima nella storia dell’umanità.
Ad aiutare questo processo, purtroppo per le molte persone che non se ne accorgeranno in tempo, c’è il fatto che l’inesorabile degradazione del sistema fiat continua sia ad abbassare il costo di sostituzione che ad alzarne il beneficio.

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Manuel Gatti

Appassionato di Bitcoin, filosofia libertaria ed economia austriaca.

Autore newsletter Orange Is The New Cash e co-host Libertucce show su Radio Liberland

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