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ATTACCO SPECULATIVO ALLA VALUTA FIAT

Mateusz Riva
9 Marzo 2024

 

PREMESSA

La tecnica di gioco è piuttosto lineare, riassunta nei seguenti step:

  • Prendi in prestito della valuta FIAT con un tasso fisso per la durata più lunga possibile;
  • Acquista asset che siano desiderabili tanto oggi quanto in futuro per le loro proprietà, liquidi, fungibili e tanto più scarsi tanto meglio. Scarsità è inteso non come rarità (esempio il palladio è un elemento più raro dell’oro), ma come difficoltà nel fabbricare/trovare ex-novo una cosa analoga rispetto alla quantità totale già in circolazione (la quantità di oro estratta rispetto alla quantità già in circolazione è circa del 2% annuo, tale valore è molto più alto per il palladio che non viene accumulato ma utilizzato come materiale industriale);
  • Paga le rate con un tasso fisso, ovvero con valore nominale espresso in valuta costante nel tempo che per via dell’inflazione e della diluizione dell’unità di misura stessa risulteranno essere sempre più “leggere” da pagare rispetto alla propria fonte di reddito.

In particolare tutto ciò è stato discretamente facile dagli anni ’70 al 2020 dove i tassi di interesse si riducevano ciclicamente nel tempo consentendo addirittura di rifinanziare l’asset prima del termine del mutuo.

Michel Saylor ci mostra che questo gioco può essere spinto ancora oltre.

Quanto descriverò sembrerà una follia per chi ha la mente ancorata nel paradigma di oggi dominato dalle valute fiat, ma sarà illuminante e perfettamente razionale per coloro che vedono in bitcoin lo spartiacque che gradualmente stà effettuando un letterale “reset” del sistema di riferimento per la misurazione del valore, un sistema di riferimento fisso ed immutabile.

Giusto per contesto, questa strategia viene applicata dalla società MicroStrategy (MSTR) con capitalizzazione a Gennaio 2024 di 8,3 Miliardi di dollari, ovvero in ordine decrescente si trova al posto numero 1774 dove la prima è Microsoft con 2.900 Miliardi di dollari (ovvero circa 350 volte maggiore)

 

Riserva di valore e sistema di riferimento

 

Il presupposto da cui partire prima di iniziare ad operare in modo attivo per trarre il massimo vantaggio dalla costante diluizione del potere d’acquisto delle valute FIAT, è quello di aver pienamente compreso il potere di riserva di valore che ci offre bitcoin e la possibilità di ancorare la misura del valore ad un sistema fisso ed immutabile.

Da questo punto di vista MicroStrategy (citiamo solo questa tra tutte in quanto caso di studio particolarmente emblematico) al fine di evitare la costante perdita di potere d’acquisto della valuta che tipicamente viene accantonata dalle aziende come riserva, ha adottato bitcoin per la propria riserva di valore.

Se i benefici che ci offre bitcoin sono effettivamente reali e tangibili, visto che il processo di adozione è appena iniziato, quando una società adotta bitcoin come standard prende posizione nel nuovo sistema di riferimento e beneficerà maggiormente in particolare dell’onda di adozione in arrivo: chi prima arriva, meglio alloggia.

Detto in termini semplici, se Saylor è stato un visionario nel comprendere le proprietà di bitcoin prima che altri CEO se ne accorgano acquisendo quasi l’1% di tutti i Bitcoin in circolazione, e se la razionalità dei principi spingerà altre società ad adottarlo come riserva di valore, come si posizionerà MicroStrategy nel ranking di marketcap quando anche altre società ad oggi più grandi dovessero decidere di perseguire la medesima strategia?

 

Diluizione o acquisizione?

 

Se non presti attenzione, è facile perdere di vista cosa sta realmente accadendo.

L’adozione di bitcoin come standard di riferimento per la riserva di valore è solo la punta dell’iceberg: Saylor, senza mai citarlo, mette in atto un vero e proprio attacco speculativo alla valuta fiat in un modo ancora più raffinato.

MicroStrategy ha iniziato a “diluire” (poi capirai il motivo dell’uso delle virgolette) il numero delle proprie azioni in circolazione (circa il 25% nel 2023), creandone di fatto delle nuove da collocare sul mercato al fine di raccogliere capitale per acquisire ancora più Bitcoin. Questa è un’azione considerata fortemente diluitiva per le società quotata in borsa: se possedevi una azione di questa società e ve ne erano in circolazione un certo numero, con questa operazione nominalmente hai perso il 25% della tua quota rispetto al totale di quella società.

Ma non è quello che è successo dal punto di vista della quantità di bitcoin per ciascuna azione (visto che la società li detiene nel proprio bilancio). Se il tuo sistema di riferimento per la misura del valore è bitcoin, l’azione è anti-diluitiva in quanto pur possedendo una minore quota della società nel suo complesso, ora possiedi indirettamente una maggiore quantità di bitcoin.

La quota di partecipazione sul totale di quella società si è ridotta, ma allo stesso tempo è aumentata la quota di partecipazione sul layer sottostante infinitamente scarso ed inelastico rispetto alla domanda che ha il potenziale per diventare la riserva mondiale del valore di persone, aziende, stati e valute.

WOW.

Quando guardiamo al mercato azionario in tutto il mondo oggi per società con una capitalizzazione che supera il Miliardo di dollari, tipicamente riscontriamo un P/E del valore di circa 30-35. Microsoft, l’azienda con oggi maggior capitalizzazione ha un P/E pari a 36, considerando 2.900 Miliardi di dollari di capitalizzazione e circa 80 miliardi l’anno di dividendi.

Tale valore P/E esprime in modo semplificato e diretto il tempo di ritorno dell’investimento: Price to earning ratio, dove “P” è il prezzo dell’azione ed “E” è la somma annua dei dividendi. Maggiore è tale valore, maggiore sarà il tempo di rientro dell’investimento. In questo esempio, per ogni 36 € investiti in Microsoft, potremo aspettarci 1€ di guadagno ogni anno, ovvero 36 anni per rientrare dell’investimento (brutale semplificazione chiaro, ma queste sono le dinamiche in gioco).

Rappresentazione grafica dell’andamento di P/E per l’indice S&P 500 degli ultimi 100 anni

 

Se è vero che ci stiamo muovendo verso un mondo che denomina il proprio valore in termini di bitcoin, ciascuna società è direttamente incentivata a “stampare” (termine utilizzato in modo provocatorio) nuove azioni e convertire il valore derivante dal loro rilascio sul mercato nel nuovo sistema di riferimento per la misurazione del valore: Bitcoin.

Quello che con la sua strategia Saylor sta evidenziando a tutto il mondo è che non solo la sua società è sopravvalutata in termini di capitalizzazione avendo un P/E molto alto, ma così lo sono tutte le altre azioni con valore di tale ratio analogo. Quello che ciascun CEO dovrebbe fare quindi sarebbe di vendere azioni della propria società convertendone il valore derivante in Bitcoin e mantenendo tale asset a bilancio in modo da riportare l’indice P/E della società a valori di capitalizzazione più accettabili, dove al massimo in 10 anni l’investimento viene ripagato.

La domanda che dobbiamo porci quindi è quale sarebbe un valore accettabile di P/E in un mondo dove il valore viene misurato in Bitcoin? Definito tale valore, tutta la capitalizzazione in eccesso può essere liberata e sfruttata per accaparrarsi una fetta il più consistente possibile di questo nuovo sistema di riferimento.

Tutta la capitalizzazione in eccesso, quella che porta P/E da 10 a 30 ed oltre deriva semplicemente dal fatto che gli investitori sono talmente disperati nel cercare un rifugio per i propri capitali che piuttosto che lasciarli in valuta che si scioglie in modo inarrestabile come neve al sole accettano di investire in società con un tempo di rientro molto alto, perché comunque è meglio rispetto a tenere il valore sotto forma di valuta.

Creando nuove azioni quindi è possibile liberare tale valore in eccesso per convertirlo nell’asset riserva di valore per eccellenza.

 

Attacco speculativo alla valuta

 

Utilizzare un mutuo con tasso fisso che fa leva su un asset per acquisire una quota di partecipazione in prima fila all’interno di questo nuovo sistema di riferimento già consente di trarre un buon vantaggio dal deprezzamento delle valute, praticando de facto un attacco speculativo alla valuta FIAT, dove il termine speculazione delinea lo sfruttamento a proprio vantaggio di tale trend inevitabile.

Liberare valore dalla capitalizzazione di società quotate in borsa porta il gioco ad un livello ancora superiore, e lo fa creando maggior valore per gli azionisti: da un lato questi vedono quindi una quota di partecipazione che viene diluita, ma dall’altro punto di vista, quello del bitcoin standard, viene generato valore aumentando la quantità di Bitcoin sottesa a ciascuna azione.

E nel secondo caso, senza nemmeno dover pagare interessi a qualcuno rispetto al primo caso che prevedeva un mutuo.

Il valore potenziale da liberare quindi se vogliamo ridurre il P/E da 30 a 10 è pari a oltre il 60% della capitalizzazione che può quindi essere trasportato direttamente in questo nuovo mondo.

Questo valore convertito in Bitcoin non solo preserverà il proprio valore, ma essendovi una quantità strettamente limitata pari a 21 milioni in circolazione, aumenterà di valore con l’aumentare dell’adozione, e questo ha precise conseguenze che dovranno pagare anche i CEO che non riconoscono il potenziale di bitcoin.

Se una società segue questa strategia, e se la strategia avrà successo, chi non opera secondo questi principi vedrà la propria società de-capitalizzarsi in termini di bitcoin molto velocemente.

In particolare questa azione può essere continuamente reiterata, in quanto ogni volta che il valore P/E sale eccessivamente, e più sale maggiore è l’incentivo per metterla in pratica, al fine di acquisire sempre più bitcoin. Ed ora viene la parte strabiliante.

Ogni volta che il prezzo di bitcoin denominato in valuta fiat sale, aumenta anche la capitalizzazione complessiva della società in quanto possiede tale asset a bilancio e di conseguenza aumenta anche il prezzo delle azioni di MicroStrategy. Salendo la capitalizzazione aumenta il P/E (inteso a parità di dividendi prodotti) incentivando la società a stampare quote per ridurre tale valore e acquisendo sempre più Bitcoin.

Considerando che un investimento in una società con P/E pari a 36 porta un rendimento annuo del 2,77% (1/36), tale valore è sufficiente per battere l’inflazione reale e non vedere il proprio patrimonio sciogliersi?

L’esempio di un P/E così elevato è tipico per aziende di dimensione colossale, ben strutturate, con un business e una gestione che trasmettono solidità. Anche ipotizzando di scendere nella classifica delle aziende di qualità, tra quelle quotate in borsa difficilmente si trovano P/E inferiori a 25. Ancora una volta 1/25 = 4% annuo. Ti sembra un valore in grado di battere l’aumento dei prezzi dei beni che acquisti quotidianamente?

Quindi anche con un P/E di 11 punti inferiore, il rendimento annuo è di solo poco più di un punto percentuale aggiuntivo, per possedere una quota in una società non così prestigiosa come la prima.

E se confrontassimo tale valore di rendimento con quello della crescita media cumulata che ha dimostrato bitcon negli ultimi 15 anni?

Non voglio dire che il valore di crescita sarà lo stesso anche in futuro. Ma se guardiamo i fondamentali, come il grado di adozione, il crescente riconoscimento dal mondo finanziario, gli sviluppi tecnologici di layer aggiuntivi, il numero di Bitcoin che sono rimasti fermi per almeno un anno (oltre il 70%) come segnale del fatto che gli investitori nonostante la crescita di prezzo nel tempo non hanno intenzione di sbarazzarsene, con gli ETF appena approvati che danno ulteriore credibilità a bitcoin, con l’halving della produzione di Bitcoin di Aprile 2024, regole fiscali sempre più chiare per le società che li hanno nel proprio bilancio ecc… davvero pensi che il ritorno in termini di aumento di valore non sarà superiore a quello di azioni precedentemente citate?

Riesci a cogliere la genialità della strategia adottata da Michael Saylor? Sia che abbia successo che no, sarà sicuramente un caso di studio per tutti gli economisti dei futuri decenni.

 

Riferimento P/E nell’era del Bitcoin Standard

 

Per valutare il P/E per cui un investitore nel mondo bitcoin decida di diversificare il suo portafoglio scambiando Bitcoin per quote di una società dobbiamo sicuramente tenere conto di quale sia il CAGR di bitcoin, ovvero di quanto aumenta il suo valore. Per essere allettante, una società dovrà necessariamente avere una CAGR più interessante visto che è necessario assumersi maggiori rischi che includono il potenziale fallimento dell’azienda scelta a differenza di bitcoin, dove tale rischio è spalmato sull’intero numero di partecipanti che lo utilizzano.

NOTA: CAGR (Compound Annual Growth Rate), tasso di rendimento (RoR) che sarebbe necessario affinché un investimento cresca dal saldo iniziale al saldo finale, presupponendo che i profitti vengano reinvestiti alla fine di ciascun periodo della vita dell’investimento.

 

In particolare, in un mondo bitcoin dove non esistono valute tale valutazione deve essere fatta necessariamente sull’aumento di valore inteso come potere d’acquisto di beni reali da parte di bitcoin. Nel momento di transizione che viviamo ora possiamo per praticità (visto che siamo abituati a ragionare nel sistema di riferimento delle valute) fare riferimento al CAGR del prezzo in dollari o euro di bitcoin.

Considerando un periodo minimo di 4 anni, da scegliere a piacere nella storia di bitcoin (quindi anche partendo da prezzi derivanti da particolare euforia dei mercati), otteniamo un CAGR annualizzato che va da un minimo di 25% a 178%, e una media potrebbe essere intorno al 75%.

Prendiamo un valore più conservativo, prendiamo come esempio un CAGR di bitcoin del 50% annualizzato, questo significa che in termini P/E da parte di un’azione tale valore dovrebbe essere paragonato a 2 (ovvero 1/50%). Società con un P/E superiore a due rischiano di essere meno performanti e più rischiose rispetto a mantenere il proprio patrimonio in bitcoin.

NOTA: saturando l’adozione nel corso dei prossimi decenni, il CAGR di bitcoin si ridurrà nel tempo, rendendo potenzialmente sempre più interessante investire, ma al momento società con P/E superiore a due hanno il grande rischio di performare negativamente rispetto al mantenere tutto il patrimonio in bitcoin.

 

Oggi le azioni Microsoft hanno un prezzo di circa 360 dollari per azione con un P/E di 36. Se quindi un’azione per essere interessante deve avere una CAGR almeno equivalente a bitcoin, ovvero 2 appare evidente che con questo metro di riferimento tali azioni sono sopravvalutate di 36/2=18 volte, e quindi il prezzo dell’azione dovrebbe essere pari a 20 dollari.

Per un investitore del mondo fiat questo è pura follia, mentre per un bitcoiner è perfettamente razionale.

Il tempo deciderà quale dei due investitori ha ragione.

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Mateusz Riva

Bitcoiner, autore miniserie Io Sono Bitcoin e Softwar: un nuovo Protocollo

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