Il clima è piacevole, in quella spiaggia non troppo affollata. Il sole del mattino filtra tra le palme del villaggio che sovrastano un chiosco realizzato a forma di capanna, con tanto di tetto ricoperto di paglia. La musica di sottofondo che esce dalle casse è gradevole, tutt’altro che invasiva, così come la leggera brezza mattutina che si avverte sulla pelle.
Un ragazzo dall’aspetto giovanile si avvicina quasi timoroso all’ingresso del bar. Camicia spiegazzata e infradito, porta con sé una piccola borsa, con tutta probabilità contenente un computer portatile. Dopo aver evitato all’ultimo un cameriere intento a portare un vassoio colmo di cocktail, individua nell’angolo un tavolino solitario che fa proprio al caso suo.
Mentre ordina da bere, si ferma ad ammirare il villaggio tutt’intorno, che fa della semplicità il fulcro della sua bellezza: un mare calmo, qualche palma che oscilla per il vento mattutino, una spiaggia dorata e qualche tavolino o sdraio disseminato qua e là. Un senso di serenità, di stabilità, di grande leggerezza e di libertà. Di una comunità ancora incontaminata, ben lontana da tutto il trambusto e la schizofrenia dentro cui vive la società odierna.
Proprio una bella idea prendersi ogni tanto un momento di relax, pensa tra sé e sé. Il suo lavoro lo affascina, è davvero stimolante. Le idee e la creatività non sono mai mancate di certo e non mancano tuttora. Ma dopo intere giornate dedicate allo sviluppo dall’ultimo progetto a cui stava contribuendo, inteso a migliorare la privacy su Lightning Network, probabilmente la cosa migliore era rinfrescarsi un attimo le idee.
“Quanto crescerà ancora Bitcoin?”. Appare nel frattempo questa domanda in sovraimpressione nella TV appesa in alto all’interno del chiosco, mostrando un grafico che evidenzia l’ascesa inesorabile dell’adozione di questa moneta in tutto il mondo. Non si sentono i commenti dei giornalisti che stanno riportando la notizia, ma solo la musica in sottofondo del locale. Il ragazzo si guarda intorno. Nessuno dei presenti pareva farci caso.
“Quanto crescerà ancora Bitcoin?”. Un giornalista al di sotto di un imponente grattacielo stava intervistando un importante uomo d’affari, impettito in giacca e cravatta, con al seguito schiere di fotografi, curiosi e qualche bodyguard. A osservarlo meglio, dava piuttosto l’impressione di essere un politico. O forse di un banchiere? Poco importa.
Lo sguardo dell’uomo rivolto verso le telecamere è palesemente e visibilmente preoccupato, nonostante il goffo e patetico tentativo di nasconderlo. “Bitcoin sta minando la stabilità della nostra società”, riporta poco dopo in sovraimpressione lo schermo, riprendendo presumibilmente le parole che sta pronunciando in quel momento.
Mentre sorseggia il suo cocktail senza mai distogliere lo sguardo dallo schermo, il ragazzo accenna un sorriso, quasi impercettibile. Poi si guarda ancora intorno, ma nessuno in quel bar sembra prestare attenzione né alla televisione né tantomeno alla sua presenza nell’angolo del locale.
“Bitcoin è ormai dappertutto, è necessario regolamentare il fenomeno”. Continuano a susseguirsi sullo schermo le dichiarazioni dell’intervistato. Intorno a lui si accalcano altre telecamere e giornalisti, bramosi di accaparrarsi ogni sola sillaba che questa autorità elargiva ai presenti.
“Vogliamo tranquillizzare tutti: l’inflazione è solo transitoria”. Seguono altre affermazioni: “la fase di recessione è destinata ad invertirsi”; “invitiamo tutti a non utilizzare Bitcoin”; “a breve emetteremo la nostra nuova moneta digitale che tutti i cittadini dovranno utilizz..”. CLICK.
Schermo nero. La televisione si spegne improvvisamente. L’artefice di questa brusca interruzione è il cameriere, su comando del titolare del bar, dato che nessuno stava evidentemente prestando la benché minima attenzione alla trasmissione in corso.
Il ragazzo, fingendo di non badare al cameriere, termina l’ultimo sorso dal fondo del bicchiere, sogghignando compiaciuto. Il suo sguardo si sposta fuori dal chiosco, verso la spiaggia, verso il sole, verso il mare aperto e indefinito, senza recinti nè confini. Sa che ha messo in moto un bel casino. È consapevole che il suo giocattolo è cresciuto, appare ormai inarrestabile e che sta spalancando immense opportunità, oltre che speranza per miliardi di persone e praterie di libertà quasi inaspettate.
Va alla cassa. Chiede di pagare in satoshi, accennando un sorriso involontario mentre avanza questa richiesta, anche se ormai divenuta consuetudine nel villaggio. Il barista gli mostra distrattamente una invoice mentre è intento a rispondere ad un altro cliente che gli chiede informazioni. Il ragazzo inquadra il QR code e paga in modo fulmineo col suo smartphone. Esce infine dal locale, per poi sparire nuovamente dalla scena, tra le palme e la musica di sottofondo. Alle sue spalle lascia solo la traccia di un bicchiere vuoto sul tavolino con all’interno una cannuccia e una scorza di limone.
Ecco, io me lo immagino così. Posato, riservato, schivo, estremamente lucido e brillante. Ma anche con una spiccata umanità. Non ama i riflettori, ma i fatti e le cose concrete, utili. Necessarie.
Chiunque tu sia (o voi siate), l’unica cosa che conta è l’idea, che dal 2009 sembra funzionare alla grande ed è ormai di dominio pubblico, patrimonio dell’umanità. Inutile poi ricordarti quanto sia importante non svelare mai la tua identità al mondo…
Non potremo mai esserti abbastanza riconoscenti.
Grazie di cuore, Satoshi. ❤️
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